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La rivista online di Legacoop Liguria
Ed. Febbraio 2018

Il Rastrello: storia di una cooperativa, storia di persone

È la seconda volta che Ames si trova ad affiancare una cooperativa sociale lungo il percorso della narrazione della propria storia in occasione di un anniversario, condiviso come elemento rilevante del percorso imprenditoriale.

 

Possono essere 20 o 30 anni, possono essere di meno o di più, il numero non è importante, ciò che conta sono le persone, le loro storie individuali messe a valore comune all'interno della cooperativa.

 

La loro storia ha la forza e la tenacia di chi, insieme ad altri, ha costruito e portato a termine un percorso che quando è iniziato si collocava controcorrente nella convinzione che il flusso del pensiero dominante stesse procedendo nella direzione sbagliata e che fosse possibile cambiarlo, definitivamente.

I primi protagonisti di questa storia sono associazioni quali l’AIAS e l’ANFFAS che hanno iniziato con molte idee e pochi mezzi, soprattutto quelli del volontariato, e hanno saputo fare rete con le istituzioni provinciali e comunali rappresentate da Maria Grazia Daniele e Mario Calbi, che hanno avuto un ruolo fondamentale di coordinamento e direzione e con le strutture sanitarie.

In primo luogo il Centro Studi di Enrico Montobbio, che sosteneva la stessa visione e gli stessi obiettivi rispetto al mondo della disabilità, conseguenze di una rivoluzione culturale iniziata a metà degli anni settanta sull’onda lunga dei movimenti operai e studenteschi nati negli anni precedenti.

Si vuole demolire del tutto il concetto di esclusione per costruire progetti che portino alla inclusione nella società degli handicappati che diverranno diversamente abili. L’inclusione ha il suo naturale inizio attraverso l’inserimento scolastico sia delle fasce deboli che dei piccoli reclusi senza colpa del brefotrofio dell’Ippai per poi proseguire con l’inserimento lavorativo basato sulla mediazione tra le esigenze delle imprese e la valorizzazione della persona disabile in base alle sue competenze e possibilità professionali.

Il contesto che viene individuato come possibile in cui dar vita e gambe a questi progetti è quello della cooperativa, nasce quindi U Rastrellu, così chiamato inizialmente per rimarcarne con orgoglio l’origine genovese.

 

I protagonisti attuali sono i lavoratori della cooperativa che parlano di sé stessi, della propria esperienza di vita e di lavoro e i loro racconti sono dei tasselli che, uniti, danno forma e vita in modo assolutamente spontaneo alla storia del Rastrello.

Nel raccontarsi in prima persona, emerge la natura solidale e armonica della cooperativa, che trasmette con efficacia tutte le sensazioni, le emozioni e gli stati d’animo di tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla nascita, al consolidamento e allo sviluppo di ciò che è oggi, una delle realtà imprenditoriali cooperative più importanti ed attive del panorama genovese e non solo.

Poco dopo la nascita la cooperativa incontra non poche difficoltà nell’organizzare e eseguire i primi lavori nel settore della manutenzione del verde: nella seconda metà degli anni ottanta era ancora difficile far accettare, all’interno delle squadre di lavoro, i loro ragazzi fragili. Erano visti ancora come marziani e, se accettati, venivano accolti con compassione e non con solidarietà.

Ma se questo approccio culturale si riesce di volta in volta a superare, ciò che sembra in un primo momento insormontabile è la difficoltà a sviluppare e acquisire competenze professionale che consentano di fare il grande salto e diventare una impresa a tutti gli effetti, ci si chiede se chiudere qui o fermarsi, ripensarsi e poi ripartire.

E la Ripartenza è un durissimo percorso in salita in cui vediamo i padri fondatori farsi poca alla volta da parte per far sì che questa realtà cresca e si sviluppi in totale autonomia e consapevolezza con l’obiettivo di verificare - come sottolinea Roberto Perugi, attuale presidente e tra i fautori di questo reset - se vi fossero le condizioni e le capacità di rispondere a quella domanda che il servizio pubblico non era più in grado di soddisfare, sia per la crescente quantità della domanda, sia per il sorgere di nuove e problematiche e fragilità.

La risposta a tali questioni si traduce in una crescita e uno sviluppo che spesso sono andati al di là di quanto si potesse sperare e progettare, dimostrando con i fatti che la ragione era dalla loro parte quando opponevano la cultura dell’inclusione a quella dell’esclusione, quando volevano dimostrare che le diversità mentali, fisiche o di storia personale potevano essere valorizzate ed inserite in una vera impresa.

 

Un’impresa che conta nel 2017 267 lavoratori, di cui 77 appartenenti alle fasce deboli e con un valore della produzione di 5.650.000 euro.

Una cooperativa sociale che questo volume mostra attenta alle persone, al territorio e all'ambiente evidenziandone l'aspetto di una grande famiglia inclusiva che oggi, oltre a quella italiana, accoglie 17 diverse nazionalità. Un risultato che si è ottenuto con ostinazione e grazie alla forza della solidarietà umana e sociale.

 

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Il Rastrello. Trent’anni di storia raccontata dai protagonisti attraverso la voce della Cooperativa

Testi e interviste di Stefania Mazzucchelli

Presentazione di Gianluigi Granero – Prefazione di Sandro Frega

Pubblicazione a cura di Ames, Associazione per lo Studio del Mutualismo e dell’Economia Sociale – Genova Stampa Coop Tipograf 2017 114 pp.– progetto grafico di Alessandro Donelli

Per leggere e scaricare gratuitamente il volume consulta il sito del CSC Liguria Centro Studi Cooperativi «Danilo Ravera»: www.cscliguria.it

http://www.cscliguria.it/il-rastrello-storia-di-una-cooperativa-storia-di-persone/

Per richiedere copia cartacea contattare Il Rastrello Cooperativa Sociale oppure Ames: associazione.ames@libero.it