Come noto, con la “Legge di Stabilità 2016” (n. 208 del 30 dicembre 2015) ha fatto il proprio ingresso nel diritto societario italiano un nuova forma d’impresa: la Società Benefit.
Essendo l’Italia è il primo paese europeo a prevedere quest’istituto giuridico e non essendo ancora del tutto chiari i suoi effetti, la Fondazione Nazionale dei Commercialisti (FNC) ha istituito un gruppo di lavoro con lo scopo di approfondire scientificamente il tema, monitorare ed accompagnare il processo attuativo della norma e i suoi futuri effetti sulle aziende e sull’economia italiana in generale.
Tale gruppo di lavoro ha steso un documento dal titolo “Le società benefit. La nuova prospettiva di una Corporate Social Responsibility con Committente”.
Tra le altre cose, poiché la nuova disciplina non dispone per queste società alcun particolare vantaggio (come benefici fiscali, sgravi contributivi, agevolazioni finanziarie, etc.) e nemmeno deroghe espresse all’ordinaria disciplina del diritto societario disposta dal codice e da altre leggi, ci si chiede cosa potrà convincere le imprese a battere questa nuova strada a fronte degli oneri di rendicontazione, in assenza di qualsiasi tipo di agevolazione.
Ad avviso dello studio in oggetto, poiché la Società Benefit potrà introdurre, accanto alla denominazione sociale, l’abbreviazione SB e “utilizzare tale denominazione nei titoli emessi, nella documentazione e nelle comunicazioni verso terzi”, il vantaggio può essere rappresentato dall’esibizione di un marchio di trasparenza, con relativo valore reputazionale.
Il documento è consultabile a questo link.
