Tra le immagini esposte a latere della prima uscita pubblica del volume che ricostruisce la biografia di Fulvio Cerofolini (1928-2011), due in particolare colpiscono per la loro forza evocativa: quella che lo ritrae nel 1984 mentre illustra il plastico del futuro teatro Carlo Felice (restituito alla città negli anni successivi) e l’altra, quando con Romano Prodi e il presidente dell’Autorità portuale Roberto D’Alessandro assiste sorridente nel 1985 alla posa dell’ultimo cassone del bacino di Voltri. Due ritratti che rimandano all’orgoglio della ricostruzione e al coraggio della sfida che il sindaco tranviere condivise con la città nel suo lungo mandato a cavallo tra i settanta e gli ottanta.
Il volume è stato presentato il 29 aprile scorso nel gremito Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi con la relazione di Fabrizio Loreto, incentrata sulla molteplice identità di socialista, sindacalista, antifascista che, unitamente al profilo istituzionale, costituisce la cifra umana e politica di Fulvio Cerofolini, qui ben ricostruita avvalendosi anche del cospicuo archivio personale messo a disposizione dalla moglie Ardenia.
Troppo giovane per prendere parte attiva alla Resistenza (ma afflitto dalla perdita del fratello partigiano garibaldino, caduto pochi giorni dopo la Liberazione), Cerofolini fu esponente di prestigio di quella generazione intermedia in grado di assolvere una importanze funzione di raccordo tra lotta di liberazione e il nuovo antifascismo: quello delle magliette a righe del trenta giugno 1960, della Genova compatta nel negare il congresso missino nella città medaglia d’oro al valore.
Lucido dirigente sindacale, vicesegretario nazionale della Cgil nei primi anni sessanta, ma sempre legato più al territorio che alle stanze romane (fu segretario generale della Camera del Lavoro di Genova tra il 1967-1969, sino alla prima nomina pubblica da assessore), seppe travasare la sua esperienza sindacale e il suo indubbio carisma nella politica e nelle istituzioni, lasciando un segno profondo nella memoria cittadina anche grazie alle sue riconosciute capacità di relazione e mediazione.
Esponente della sinistra lombardiana di rara coerenza in un firmamento politico costellato di correnti e fazioni quale era il partito di Nenni e De Martino, Cerofolini fu tra i sostenitori più convinti di un’idea di socialismo fondata sulle riforme di struttura, sulla centralità del lavoro e dell’equità sociale. Un socialista anomalo, convinto della necessità dell’autonomia quanto di una profondità di dialogo con il sindacato e con il partito comunista, che ne fece uno degli attori dell’esperienza unitaria delle sinistre alla guida del Comune di Genova.
Ancora da vicesindaco, Cerofolini seppe porre a frutto l’esperienza maturata tra i lavoratori organizzati delle fabbriche e delle banchine nel corso dei dolorosi eventi dell’ottobre 1970, quando si rese protagonista di una trattativa con gli alluvionati che fece epoca nel suo incarnare una nuova relazione tra amministratori e amministrati. Sono le prove generali dell’inedita e intensa partecipazione che ruoterà intorno, pochi anni più tardi, all’elaborazione del Piano Regolatore Generale e del Piano di Programma su cui si misurerà la sua prima esperienza da sindaco (1975-1981).
Il primo mandato del sindaco Cerofolini fu infatti caratterizzato dall’instaurarsi di uno stretto legame con la città nell’ottica di un ripensamento del suo sviluppo e nell’abbattimento della sua morfologia classista, quella «città divisa» al centro della riflessione del sociologo Luciano Cavalli alla metà dei sessanta. Una città ripensata nelle sue autonomie mediante l’opera di decentramento e riformulata secondo un compromesso che tenesse insieme la storica vocazione industriale (privata tuttavia dei suoi più nocivi e pericolosi servizi, quali i depositi petroliferi) e la propensione al terziario, non vissuto quale inevitabile monocoltura cittadina ma come risorsa aggiuntiva.
La popolarità del sindaco, guadagnata tra i lavoratori della Pettinatura Biella o della Torrington occupate, prese consistenza in una Genova plumbea, lacerata dalla crisi economica e dai primi omicidi politici della metà degli anni settanta, tra l’austerity, la protesta rivendicativa e politica e la stagione dei movimenti e delle campagne referendarie sui temi civili. Nel saggio di Federico Croci emerge bene il contesto di una città assediata da una molteplicità di fattori: crisi delle partecipazioni statali, problemi strutturali e gestionali del porto, dinamiche infrastrutturali di lungo periodo e fratture sociali non più ricomponibili, esasperate da una conflittualità che per la prima volta si tradusse in attacco armato.
Da qui l’assunzione di responsabilità insita in un nuovo progetto per la città, con il Comune a farsi carico dei numerosi problemi della collettività, in un costante dialogo con le rappresentanze sindacali e mantenendo ferma l’opposizione alla strategia terroristica di qualunque matrice, pur ribadendo la necessità di rifuggire da ogni tentazione autoritaria «per non determinare lesioni al sistema complessivo dei nostri diritti civili» (maggio 1978). Un elemento non secondario di quella fatica istituzionale su cui si è soffermato Luca Borzani nel suo intervento al convegno «L’età della buona politica», seconda presentazione pubblica del volume e occasione di riflessione sul mutamento intercorso da allora nell’operato degli amministratori e nella percezione stessa della politica.
Tale metodo fondato sulla partecipazione e l’attenzione massima al sociale, fu ripresa da Cerofolini nel corso del secondo mandato (1981-1985), che pur scandito dall’esplosione della crisi portuale-siderurgica e investito dal caso Teardo, ne accrebbe la già alta popolarità e il consenso politico e elettorale, contribuendo prima alla sua nomina a presidente dell’Istituto Nazionale Trasporti, e quindi nel 1985 alla sua elezione alla Camera dei Deputati, oggetto della riflessione di Donatella Alfonso che chiude il volume.
Sebastiano Tringali
Donatella Alfano, Federico Croci, Fabrizio Loreto, Il sindaco tranviere. Antifascismo, socialismo, sindacato e istituzioni: la vita e il progetto di Fulvio Cerofolini, prefazione di Ivano Bosco, Ediesse, Roma 2014.
Per informazioni: www.ediesseonline.it
Il volume è richiedibile in prestito o consultabile presso la biblioteca di Ames
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