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La rivista online di Legacoop Liguria
Ed. Dicembre 2018

Le cattedre ambulanti di agricoltura

Al momento dell’Unità, la conoscenza del territorio, delle colture, dei rapporti di proprietà, delle condizioni di vita di milioni di agricoltori e allevatori della penisola presentava poche certezze e vaste zone d’ombra, sia all’interno della nuova classe politica, sia nel circuito più ristretto degli agronomi professionisti.

 

Per ovviare in parte a queste lacune, in questo lasso di tempo il nuovo Stato unitario si fece carico di una serie di iniziative, dall’istituzione dei comizi agrari e delle cattedre di agricoltura al varo delle prime stazioni sperimentali di agricoltura, una delle quali sorse in Liguria per iniziativa di Mario Calvino, il padre dello scrittore Italo.

 

L’iniziativa in campo agricolo destinata a raccogliere maggiori consensi alla fine dell’Ottocento fu la promozione delle Cattedre ambulanti di agricoltura, da parte dei comizi agrari e una rete di istituzioni che comprendeva le camere di commercio, i comuni, le province, le casse di risparmio e le banche popolari.

 

Dopo l’istituzione della prima, quella di Rovigo (1886) e di quelle a Parma e Bologna (1892 e 1893), le cattedre ambulanti conobbero in Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo una rapida proliferazione, sino a giungere a una trentina alla fine del secolo, diffuse prevalentemente nell’Italia settentrionale e centrale come strumento più agile e moderno di quello rappresentato dai comizi agrari.

 

Ai compiti iniziali di diffusione delle pratiche agricole razionali, nelle cattedre (o scuole) ambulanti si aggiunsero in seguito l'impianto di campi sperimentali e dimostrativi, le conferenze e le lezioni teorico-pratiche rivolte a maestri, sacerdoti e soldati; quindi l’organizzazione di esposizioni di prodotti agricoli e la promozione di cooperative agricole e di mutue per l’assicurazione del bestiame.

 

Nel 1906 fu varato lo statuto della Cattedra ambulante di agricoltura del circondario di Genova, che rimase attiva sino al 1921. Per assolvere lo scopo primario, «promuovere il progresso agrario e diffondere l’istruzione agricola nel Circondario», la cattedra era retta da un direttore (con carica quinquennale e nominato da una commissione direttiva composta di due consiglieri provinciali e di un rappresentante per ogni ente finanziatore), coadiuvato da due assistenti. Tra i suoi obblighi prevaleva quello del conferenziere, su temi di agricoltura generale, enologia, viticoltura, frutticoltura, orticoltura e floricoltura; doveva inoltre prestare consulenza sia negli uffici della cattedra sia presso i mercati del circondario, progettare campi sperimentali e dimostrativi, organizzare esperimenti con macchine agricole e promuovere l’istituzione di cooperative per l’acquisto di attrezzi agricoli, per la vendita e la lavorazione dei prodotti.

 

L’istituto della scuola ambulante (tale perché non concentrata in un’unica sede, secondo un innovativo principio di istruzione diffusa) per il ridotto corpo insegnante assegnato si tradusse in un vero e proprio apostolato, una missione di propaganda e di educazione agraria per «combattere pregiudizi inveterati e dischiudere al progresso le menti degli agricoltori». Una semina di conoscenze e saperi itinerante, per garantirne la più capillare diffusione.

 

Negli anni ’30 del Novecento le istituzioni di sostegno tecnico-produttivo all’agricoltura sorte nel periodo liberale vennero ridotte al rango di terminali periferici della volontà politica centrale: sorte cui non scamparono le cattedre ambulanti, soppresse nel 1935 e sostituite con gli Ispettorati provinciali dell’agricoltura, alle dipendenze del ministero dell’Agricoltura.

 

Da Luoghi e settori della cooperazione nel Novecento. Agricoltura, allevamento e pesca, a cura di Sebastiano Tringali, Ames, Genova 2013.