Legacoop ha organizzato un seminario di approfondimento sul tema dei nuovi strumenti finanziari a disposizione delle PMI italiane, alle luce di alcune nuove norme legislative, i cosiddetti Mini Bond.
Il seminario, svoltosi a Bologna il 16 ottobre u.s. presso Unipol Banca, è stato organizzato in collaborazione con SimGest, il cui Vice-Presidente Stefano Dall'Ara, insieme al direttore generale di Unipol Banca Stefano Rossetti ha introdotto i lavori.
Il dott. Francesco Pacifici, della Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico, ha illustrato le novità introdotte dal Decreto Sviluppo 2012 in merito alle nuove forme di reperimento dei capitali alternative all'indebitamento bancario, evidenziando come, da dati Banca d'Italia, sia oggi fondamentale diversificare le fonti di finanziamento rispetto al canale bancario. Le banche in Italia, infatti, erogano una quota molto elevata di risorse a confronto con altri paesi UE. In Italia esiste un maggiore indebitamento delle imprese a livello sia di debito commerciale che di prestiti a MLT rispetto ad altri paesi europei. Questo dato è da associarsi al credit crunch, ossia alla progressiva contrazione del mercato del credito che è in atto dal 1998 ad oggi. Il credit crunch italiano è dovuto in parte, come ha spiegato Pacifici, alla nuova regolamentazione bancaria denominata Basilea 3, e in parte all’incremento dei costi dei finanziamenti alle imprese legato all’aumento dei tassi di interesse dei titoli di debito dello Stato italiano (lo “spread”). La contrazione totale del credito potrebbe arrivare, secondo alcune stime, fino a 200 miliardi di euro (in meno sul mercato!). La tenaglia che oggi comprime gli impieghi delle banche è dovuta quindi ad una serie di fattori: 1) Basilea 3, che impone criteri di valutazione meccanicistici, attraverso i quali si perde la competenza accumulata dal sistema bancario nella valutazione del rischio; 2) l’incremento delle sofferenze e dei crediti problematici (si sta arrivando a sofferenze pari al 4% degli impieghi); e 3) il “funding gap”, cioè il differenziale negativo tra le fonti di finanziamento (i mercati, gli investitori) e gli impieghi a causa della migrazione degli investitori internazionali verso paesi ed imprese considerati di migliore qualità (flight to quality). È evidente che l’alta dipendenza dalle banche da parte delle imprese italiane, insieme al processo ormai difficilmente reversibile di contrazione del credito, generano la assoluta necessità nel mercato italiano di un ripensamento della struttura finanziaria delle imprese.
Da questi presupposti, i Decreti Sviluppo dell’ultimo anno e mezzo sono partiti per mettere in campo alcune soluzioni. In primis, aprire un circuito d’intermediazione diretto tra risparmio ed investimento. Poi, operare per la rimozione degli ostacoli all’accesso al mercato dei capitali e favorirne la sollecitazione, immaginando forme di accesso diretto delle PMI al mercato di capitali. Infine, dare vita ad una nuova classe di asset: per esempio, obbligazioni emesse da PMI nazionali o da medie/grandi imprese non quotate.
Le finalità di queste riforme contenute negli ultimi Decreti Sviluppo sono quindi la liberalizzazione della finanza d’impresa per aumentare la competizione nel settore finanziario e per ridurre il costo del credito per le imprese; la riduzione della dipendenza del tessuto produttivo dal credito bancario e dal credito a breve termine, attraverso l’instaurazione di rapporti più strutturati e di lungo periodo tra banche e clienti; meno “immagazzinare rischi” per le banche e maggiori opportunità di finanziamento per le imprese; l’incremento dei volumi intermediati dal mercato dei capitali, attraverso la creazione di una specifica asset class per il “Corporate Italia”. Infine, le riforme vanno nella direzione di favorire il rafforzamento della dotazione patrimoniale delle imprese e ridurre i vincoli finanziari alla crescita.
A seguito di questo intervento, Luca Penna (Bain & Co.) ha spiegato come funzionano i cosiddetti “minibond”, ovvero nuove tipologie di asset class dedicate alle imprese italiane non quotate. Si tratta di obbligazioni emesse dalle PMI o da grandi imprese che intendono finanziarsi attraverso investitori sul mercato. Le considerazioni del dott. Penna si sono rivolte al mercato del debito privato in Italia, per valutarne la consistenza e l’affidabilità. Appurata l’esistenza di una domanda reale di credito diverso dal credito bancario, Penna si è concentrato sulle condizioni che potrebbero favorire lo sviluppo di un mercato di “private debt” in Italia. Emerge con forza, ha argomentato Penna, la necessità che gli attori coinvolti nella gestione di queste nuove classi di asset dimostrino la capacità di analisi del rischio del credito e di valutazione delle imprese che emettono mini bond (dato che non esiste rating per queste ultime) e che velocemente si crei un mercato istituzionale di investitori che possano rispondere a questa crescente domanda.
Paolo Altichieri di Banca Popolare di Vicenza ha relazionato successivamente in merito all’attività di gestione di mini bond già intrapresa dalla propria banca. In questo caso, Banca Popolare di Vicenza coniuga il ruolo di asset manager e di investitore, avendo allocato fondi per investire almeno un 20% della quota totale di emissione ‘piazzata’ sul mercato. Il relatore ha spiegato il progetto MINIBOND in tutte le caratteristiche, dai tagli previsti, ai tassi di rendimento proposti e quindi i costi alle imprese emittenti, fino al processo concreto per l’emissione di una obbligazione.
Mauro Gori, Responsabile economico-finanziario di Legacoop, ha poi illustrato le opportunità per le cooperative nell’ambito del ricorso al mercato dei capitali di debito. Legacoop si propone infatti di facilitare, attraverso servizi dedicati, tutti quei procedimenti necessari alle imprese cooperative per affrontare un progetto di emissione di minibond, oltre che favorire un cambio culturale necessario per le classi dirigenti cooperative che dovranno sempre più ‘emanciparsi’ da una certa dipendenza dalle banche. È evidente che gli adempimenti oggi previsti dalla normativa e dal mercato degli investitori privati siano molto onerosi per PMI cooperative che spesso faticano nell’affrontare sofisticati processi di due diligence. Tuttavia, le nuove normative discusse durante il seminario, e soprattutto le nuove forme di indebitamento non bancario (mini bond), sono sicuramente di grande attualità ed interesse per qualsiasi cooperativa voglia operare sul mercato avendo necessità di reperire credito. Il convegno si è chiuso con l’intervento di Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop, che ha sottolineato come, al di là dei requisiti previsti dalla legislazione e dal mercato, al di là dei costi vivi abbastanza rilevanti per questo tipo di operazioni, sia nostro dovere approfondire e dedicare risorse allo sviluppo di queste possibili fonti di finanziamento alternative all’indebitamento bancario.
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